Il Retail Italiano all’Estero – una Prospettiva per il Futuro

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Il settore del Retail nel 2019 è visto in netta ripresa grazie al rilancio degli investimenti per l’ampliamento delle reti distributive, tanto a livello nazionale che a livello internazionale. Di riflesso, le prospettive per il franchising si fanno maggiormente interessanti.

Il Retail in Italia

Secondo lo studio realizzato dall’Osservatorio Confimprese in merito all’andamento del settore retail italiano, a livello nazionale il settore sta vivendo una vera e propria ripresa nonostante le prospettive economiche non siano incoraggianti e l’instabilità politica continui a minacciare l’intero settore.

Per il secondo semestre 2019 infatti, si prevedono 675 nuove aperture e la formazione di 6.750 posti di lavoro (+10% rispetto allo stesso periodo del 2018). Di conseguenza, le previsioni per l’intero anno sono state riviste al rialzo rispetto a quelle annunciate a inizio 2019, che vedevano per l’anno in corso un totale di 1027 aperture e 10.000 nuovi posti di lavoro.

Il Retail Italiano all’estero

Ancora più interessanti sono i dati elaborati dall’Osservatorio Confimprese che riguardano l’andamento dei format italiani all’estero: nel 2019 il numero di aperture di nuovi punti vendita è visto in crescita del 30%, passando dalle 275 nuove aperture del 2018 alle 365 previste per l’anno in corso. I settori che vedono il maggior numero di punti vendita all’estero sono il Food, l’Immobiliare e il Fashion, rispettivamente con 128, 110 e 67 nuove aperture.

I Paesi di destinazione più attrattivi per le insegne italiane sono all’interno del mercato europeo, in testa Spagna, Francia e i Paesi dell’est Europa, come Croazia, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia. Fuori dai confini europei i Brand italiani espandono le proprie reti distributive negli Emirati Arabi, nel Bahrein e a Cuba, ma anche Messico e Cina sono mete particolarmente attrattive.

Cina interessante destinazione per i format Italiani

Secondo i dati di Confimprese la Cina rappresenta uno dei mercati maggiormente attrattivi per le insegne italiane che intendono espandere la propria presenza all’estero, soprattutto grazie al digital. Il mercato cinese infatti è tra quelli che continua a crescere a ritmi più elevati a livello mondiale e il settore e-commerce B2C cinese è il più importante in assoluto: con un fatturato di mille miliardi nel 2018, rappresenta il 40% dell’intero valore a livello globale, con 750 milioni di digital consumers in crescita del 12% rispetto al 2017.

Inoltre, la Cina ha introdotto all’inizio di quest’anno la nuova riforma per cross-border e-commerce, che tra le varie misure prevede l’ampliamento ad altre 63 categorie di prodotti esenti da dazi, tra cui prosecco e birra al malto, e l’incremento delle transazioni annuali da 20 a 26mila Yuan, fattori particolarmente incentivanti per le imprese italiane. Questo per favorire gli scambi online, avallando i cambiamenti nei modelli di consumo che portano sempre più consumatori cinesi ad acquistare prodotti esteri.

Tra i settori più interessanti per i retailer italiani troviamo gioielli e orologi di lusso, abbigliamento e food & beverage di alto livello.

Nonostante le opportunità, la Cina rimane un mercato particolarmente difficile: per vendere ai digital shoppers cinesi sono necessari ingenti investimenti a prescindere dalla piattaforma e dal settore di cui si fa parte, oltre all’attenta definizione di una strategia di digital export che porti al successo l’entrata nel Paese.

Considerato il livello di digitalizzazione, dunque, i retailer interessati ad un possibile sviluppo nel Paese devono necessariamente evolversi per adattarsi alle aspettative di una audience impaziente e ben disposta alla tecnologia, pensando alla customer experience come strumento per superare i tradizionali confini tra online e offline. Questo è quanto ha affermato Mario Resca, presidente di Confimprese, lo scorso 28 giugno in occasione del convegno sull’attrattività del mercato cinese per i retailer italiani, organizzato da Confimprese.

Dal convegno è inoltre emerso che, i risvolti operativi per i retailer che intendono entrare e stabilirsi nel mercato cinese possono prevedere:

  • l’ufficio di rappresentanza
  • la società a capitale interamente straniero
  • la formula Hong Kong Holding + China Entity

La scelta della forma giuridica dovrà essere pensata in relazione all’attività che verrà svolta sul territorio.

Focus anche sull’importanza della tutela giuridica del brand e del know-How, più facile adesso che in passato, e necessaria ancor prima di muovere i primi passi sul territorio. Necessaria poiché in Cina vige il principio del “first to file”, in forza del quale il diritto sul marchio viene accordato e riconosciuto al soggetto che ne abbia fatto richiesta per primo (per saperne di più leggi l’articolo su Exportiamo.it).

Non sono infrequenti i casi in cui imprenditori cinesi hanno acquisito la titolarità in Cina di marchi registrati in Italia, sfruttandone la reputazione e/o cercando successivamente di cederli al titolare italiano dietro il pagamento di somme ingenti.

Fonte: a cura della redazione di ExportFranchising, info@exportfranchising.it

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